Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma il cheratocono può essere curato attraverso il cross linking, una pratica destinata a rendere la cornea oculare più resistente. L’intervento ha l’obiettivo di costruire la formazione di legami più numerosi tra le fibre del collagene che costituiscono la cornea dell’occhio. È come se si dovesse rafforzare una struttura edile: si legano tra loro i piloni affinché lo scheletro della casa sia più resistente.

Ma cosa c’entra il cheratocono? Essa altro non è che una malattia diffusissima, a causa della quale la cornea si assottiglia e si deforma causando una progressiva perdita della vista. Purtroppo il cheratocono è dovuto ad una labilità genetica delle proprie molecole di collagene: numerosi traumi deformano la cornea la cui struttura di base non è forte. Il cross linking però interviene in maniera non invasiva, permettendo di godere di una struttura più forte e performante.

Quando intervenire?

A volte può capitare che il trattamento conservativo adottato, non sia da solo sufficiente al fine di ottenere un buon risultato, e solo in quel preciso momento, ha senso sottoporsi ad un intervento di carattere chirurgico. L’intervento meno invasivo, come citato sopra, è proprio il cross linking, erroneamente suggerito come la soluzione per tutti i pazienti con cheratocono. Purtroppo questo genere di intervento non è versatile per tutti i problemi relativi alla cornea. Quando il cheratocono è avanzato infatti e la vista risulta gravemente compromessa, il cross linking non è più pratico alla risoluzione del problema. Diversamente, tutti coloro il cui cheratono è in fase iniziale e non hanno assistito ad una progressione dei problemi alla vista, possono sottoporsi all’operazione di cross linking corneale.

Le strategie più eseguite

Il Cross Linking per Cheratocono oggi si esegue adottando differenti strategie, nonostante ciò non tutte hanno dimostrato la stessa efficacia negli studi clinici effettuati: quella meno efficace sembrerebbe essere la tecnica del cross linking  Transepiteliale, rispetto la tecnica epi-off.

La prima tecnica prevede che la cornea si lasci intatta e che si esegua il trattamento. Nel secondo caso invece è prevista la rimozione dell’epitelio corneale, ovvero lo strato superficiale della cornea e, solo successivamente, si esegue l’effettivo cross linking. Le fasi di quest’ultimo sono due: la prima prevede che la riboflavina  venga fatta penetrare all’interno della cornea, mentre in seguito la cornea viene irraggiata con una sorgente di luce ultravioletta. La cornea, intrisa di riboflavina, produce la formazione di legami tra fibre di collagene, rendendo la cornea più resistente.

Ovviamente il risultato di questo trattamento si osserva solo dopo alcuni mesi e, l’effetto più importante, si osserva tra uno o due anni dopo il cross linking. Visita il sito mvm-roma.it , ed entra in contatto con un gruppo di medici pronto a venire in contro alle tue esigenze oculistiche attraverso i trattamenti più mirati.