Paolo Rossi: omaggio a un campione entrato nella storia del calcio. Un aforisma piuttosto amato da tutti gli sportivi dice “Nella vita non ci sono sconfitte. O vinci o impari“. Paolo Rossi è un calciatore entrato nel mito, uno di quelli che si associa alla vittoria e che è entrato nel cuore di tutti gli amanti del calcio e non solo.
L’ex attaccante nel 1982 fu capocannoniere del Mondiale vinto dagli Azzurri di Bearzot e vinse anche il Pallone d’oro entrando nel mito e meritandosi il titolo di eterno campione… La Seleçao che in tanti considerano la più forte di sempre, con Zico, Falcão, Socrates, Cerezo, Junior, tutti in campo insieme, è piegata da un attaccante esile, sgusciante e muscolare.
Per Rossi, appena rientrato dopo un lungo e forzato stop a causa della squalifica legata all’inchiesta calcioscommesse, quella è la gara della riscossa e della consacrazione. Guidò l’Italia verso la vittoria mondiale e permise al giocatore della Juventus vi vincere il titolo di capocannoniere del torneo e il Pallone d’Oro.
Poi, all’improvviso, la terribile notizia che ha scosso il mondo del calcio. A 64 anni è morto Paolo Rossi, sconfitto da un male inesorabile, l’eroe dell’Italia campione del mondo del 1982, quella che batté il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e in finale la Germania di Rummenigge.
Biografia di un campione: Paolo Rossi
Paolo Rossi nacque a Prato il 23 settembre 1956. Iniziò a giocare a calcio all’età di nove anni con il Santa Lucia, squadra messa in piedi dal medico della frazione, il dottor Paiar. Roba d’altri tempi, quando il calcio era solo un gioco e ci giocavi per passione. Magari, per seguire le orme di tuo fratello maggiore che, per te, è un eroe. Non a caso nella stessa squadra militava anche il fratello maggiore Rossano. Quel campo sportivo è poi stato dedicato al padre Vittorio, ex ala destra del Prato.
Dal primo matrimonio in gioventù con Simonetta nacque un figlio. Dopo il divorzio, nel 1998 conobbe la giornalista Federica Cappelletti che poi sposò nel 2010 e dalla quale ebbe due figlie.
Carriera calcistica: tutte le squadre in cui ha militato Paolo Rossi
Le notizie sportive riguardo la carriera calcistica di Paolo Rossi sono tante: a partire dalle squadre che se lo sono contese, passando per i numerosi infortuni che hanno condizionato la sua carriera fino ad arrivare al mitico mondiale dell’82 con la sua indimenticabile tripletta al Brasile.
Cominciò a giocare a calcio nel Santa Lucia, squadra della frazione di Prato in cui è nato. Dopo aver passato una stagione nell’Ambrosiana (altra società pratese), si trasferì alla Cattolica Virtus, a livello giovanile una delle principali società di Firenze, in cui approdò all’età di dodici anni.
Paolo Rossi alla Juve
Nel 1972, a sedici anni, passò alla Juventus nonostante in famiglia fossero contrari, come ricordò lo stesso Rossi in un’intervista: «Non è stato facile, ai miei genitori non è che l’idea andasse molto. Sono rimasti scottati dall’esperienza di mio fratello, anche lui in bianconero, che dopo un anno è stato rispedito a casa.
Mia madre non ne vuole sapere di mandare a Torino un altro figlio così giovane, mio padre consiglia al dottor Nesticò, un dirigente della Cattolica, di sparare una cifra alta, per dissuadere quelli juventini, ma non c’è verso. Italo Allodi viene a casa nostra, fa opera di mediazione e alla fine per quattordici milioni e mezzo faccio la valigia».
Nel 1976, vista la serie impressionante di infortuni che stavano minando la carriera di Paolo Rossi, la Juve chiese alla Lanerossi Vicenza di prenderlo in compartecipazione. A Vicenza Rossi trovò nel tecnico Giovan Battista Fabbri, per sua stessa ammissione, un secondo padre che gli diede fiducia e lo aiutò a crescere; l’allenatore emiliano segnò una svolta nella carriera di Rossi grazie anche allo spostamento in campo da ala a centravanti.
Nell’estate 1978 Rossi fu protagonista di un clamoroso affare di mercato tra il Vicenza e la Juventus: le due società non trovarono l’accordo per la risoluzione della comproprietà sicché furono costrette ad andare alle buste. L’offerta più alta fu quella di Farina che, al fine di tenere il giocatore, per metà cartellino offrì al presidente juventino Giampiero Boniperti ben 2 miliardi e 612 milioni.
Col Lanerossi retrocesso, Rossi rimase in massima categoria passando al Perugia.
Paolo Rossi e la squalifica per calcioscommesse
Accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia (nella quale firmò peraltro una doppietta), Rossi venne squalificato dalla CAF per due anni, perdendo così anche la possibilità di partecipare con la nazionale all’imminente campionato d’Europa 1980 casalingo. Rossi ricordò così questo evento: «Non sapevo nulla delle scommesse: pensavo al classico pareggio accettato da due squadre che non vogliono farsi male. Seguii il processo come qualcosa di irreale, come se ci fosse un altro al posto mio. Capii che era tutto vero quando tornai a casa e vidi le facce dei miei».
Rossi pensò di lasciare il paese e di ritirarsi dal mondo del calcio giocato a seguito della squalifica: «Provavo disgusto per il calcio. Ho pensato di andar via dall’Italia, di smettere. Dissi: “Non mi vedrete più in nazionale”. Mi diedi all’abbigliamento sportivo, con Thoeni. Le cose peggiori? Il sospetto della gente, quegli sguardi… e le notti del sabato, sapendo che al risveglio non c’erano partite ad aspettarmi».
Boniperti ritornò a interessarsi al giocatore e riuscì, stavolta, a portarlo con sé in bianconero, nonostante i dodici mesi di squalifica ancora da scontare. Rossi ricordò così la fiducia del presidente della Juventus.
La pena relativa al Totonero terminò nell’aprile 1982, sicché Rossi fece in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato coi piemontesi, realizzando anche un gol all’Udinese e conquistando così lo scudetto, il 20º nella storia del club torinese.
Arrivato al Milan nel 1985, Rossi firmò un contratto biennale da 700 milioni l’anno, vestendo la maglia numero dieci che fu di Gianni Rivera. Insieme a Hateley e Virdis formò il tridente d’attacco noto come Vi-Ro-Ha.
Entrato nella trattativa che portò Giuseppe Galderisi a Milano, disputò la sua ultima annata da professionista in provincia, nel Verona.
Paolo Rossi in nazionale: il mondiale dell’82
Rossi debuttò in nazionale maggiore il 21 dicembre 1977, ventunenne, in una gara amichevole contro il Belgio. Fu però nell’ormai storico mondiale del 1982 che Rossi diede il suo massimo. La chiamata di Pablito creò non poche polemiche per la conseguente esclusione di Roberto Pruzzo, capocannoniere del campionato nelle due stagioni precedenti. Nella partita vinta 3-2 contro il Brasile, decisiva per la qualificazione alla semifinale, Rossi realizzò una magica tripletta.
L’Italia di Enzo Bearzot del 1982, vincendo contro il titolato Brasile, scrisse una delle pagine più felici ed esaltanti del calcio italiano e mondiale, nota come la tragedia del Sarriá. La grande vittoria, a cui Rossi contribuì con 3 gol, è rimasta tuttora nella memoria di tutti i tifosi italiani e brasiliani, questi ultimi che non hanno mai perdonato le prodezze di Pablito. Questa partita è stata sicuramente uno dei motivi della sua grande popolarità.
In quella estate del 1982 l’Italia intera scese in piazza per far festa, a Madrid per la finale volò anche il presidente Pertini, esultante in tribuna al fianco del re di Spagna.
Paolo Rossi dopo il calcio
Non si limitò solamente a giocare a calcio, ma spaziò tra canzoni, TV e politica. Un tipo eclettico, insomma, di quelli che non riescono a stare mai feri ed hanno bisogno di una sfida da affrontare.
- Cantante: Come cantante realizzò nel 1980 un 45 giri, con la canzone “Domenica, alle tre”, il cui testo tratta il tema del rapporto tra i calciatori e le proprie compagne.
- Politico: Nel 1999 venne candidato alle elezioni europee per Alleanza Nazionale, nella circoscrizione Nord-Est. Nel 2000 si candidò alla presidenza della Lega Pallavolo Serie A femminile, senza tuttavia essere eletto.
- TV: In televisione ricoprì il ruolo di opinionista per varie emittenti italiane quali Sky Sport, Premium Sport e Rai Sport. Nel 2011 partecipò inoltre al programma Ballando con le stelle come concorrente.
- Scrittore: Scrisse due autobiografie. Nel 2002 pubblicò la sua autobiografia intitolata Ho fatto piangere il Brasile: «L’ho scritto perché i miei tre gol al Brasile, in quel fantastico, indimenticabile tre a due, sono il fiore all’occhiello della mia vita di calciatore. Un ricordo che non si cancellerebbe neanche a distanza di un milione di anni». Nel 2012 scrisse il libro 1982. Il mio mitico mondiale insieme a sua moglie Federica Cappelletti, giornalista e scrittrice. Rossi spiegò che l’aiuto di sua moglie fu importante per la costruzione del libro: «Mia moglie è stata fondamentale. È lei che ha insistito. Voleva scoprire perché, dopo così tanti anni, la gente mi ferma ancora per strada ricordando l’esperienza spagnola della nostra nazionale».
Impegno sociale
Dopo aver concluso l’attività calcistica, ha contribuito molto all’impegno sociale. Nel 2007 ha preso parte alle registrazioni del disco Voci dal cuore, il cui ricavato è stato devoluto al Progetto Conca d’Oro, ONLUS di Bassano, e all’associazione Bambini cardiopatici nel mondo. Il 2009 lo vede testimonial italiano della FAO per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi in favore della lotta globale contro la fame nel mondo.
Nel 2012 è stato testimonial della seconda edizione della manifestazione “Un mese per l’affido”, organizzata allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica ad accogliere temporaneamente nelle loro case bambini e ragazzi in serie difficoltà. Il 16 maggio 2014 ha preso parte al torneo di calcio benefico “Bambini senza confini”, organizzato da don Paolo De Grandi e giocato allo stadio Città di Arezzo per raccogliere fondi da destinare ai bambini palestinesi.
A Vicenza, città dove assurse alla notorietà e a cui rimase legato negli anni seguenti, tanto da ricevere pochi mesi prima della morte anche la cittadinanza onoraria berica, gestì per lungo tempo un’agenzia immobiliare insieme all’ex compagno di squadra Giancarlo Salvi.
Nell’ultima parte di vita tornò a vivere in Toscana dove dal 2003 aveva messo in piedi un complesso agrituristico a Bucine, in località Poggio Cennina.
La malattia di Paolo Rossi
Paolo Rossi è morto all’età di 64 anni per un male incurabile. Da parecchi mesi l’ex attaccante stava giocando la partita più importante della sua vita e purtroppo la malattia di Paolo Rossi riguardava un male incurabile.
E nonostante la tenacia, il sostegno della sua grande famiglia, questa volta non c’è stata vittoria. La malattia non gli ha dato scampo e se l’è portato via. A dare la notizia della scomparsa dell’eroe del Mundial è stata la moglie Federica Cappelletti, con un due commoventi post sui social.
Riconoscimenti sportivi
La sua è la storia di uno degli attaccanti più forti che l’Italia abbia mai avuto, un giocatore leggendario che ha lasciato il suo segno impresso nella storia del calcio e nel cuore degli sportivi di tutto il Mondo. Con la nazionale italiana si è laureato campione del mondo nel 1982. Nella sua carriera ha vissuto momenti di grande esaltazione, ma anche altri difficili, legati alla squalifica per il calcioscommesse e ai suoi problemi di fragilità delle ginocchia, martoriate dai tanti infortuni. Si ritirò infattiprecocemente all’età di 31 anni nel 1987.
Soprannominato Pablito dopo il suo exploit al campionato del mondo 1978 in Argentina, lo si ricorda principalmente per le sue prodezze e per i suoi gol alla successiva rassegna iridata di Spagna ’82, dove si aggiudicò il titolo di capocannoniere. Nello stesso anno vinse anche il Pallone d’oro (terzo italiano ad aggiudicarselo).
Occupa la 42ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione. È risultato 12º nell’UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti.
Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri detiene il record italiano di marcature nei mondiali a quota 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno il mondiale, il titolo di capocannoniere di quest’ultima competizione e il Pallone d’oro.